GIULIANOVA:-
Domenica 28 giugno 2015 nell'ambito del progetto "15-18 Italiani in trincea" una delegazione di Casapound Val Vibrata si è recata a Giulianova (TE) per deporre un mazzo di rose rosse alla Lapide dei Caduti


L’apposizione di questa lapide avvenne nella prima decade di ottobre del 1922 ed ebbe un iter piuttosto travagliato, poiché al doveroso ricordo dei morti si sovrapponeva uno scontro politico tra i fascisti, i social - comunisti e il Sindaco liberale Giuseppe de’ Bartolomei. Il primo cittadino, nel 1920. aveva infatti concesso alla Lega Proletaria (di ispirazione socialista) il nulla osta per apporre una lapide in ricordo dei “Proletari morti per la guerra borghese”; tale dicitura strideva con le ragioni dei combattenti e dei fascisti, poco inclini alla divisione tra classi sociali e più avvezzi alla difesa dell’idea di Patria e Nazione. Così iniziò un dibattito acceso tra i fascisti ed il Sindaco per la concessione di un’altra lapide, che ricordasse i singoli soldati giuliesi con i classici canoni istituzionali. Giuseppe De’ Bartolomei non riuscì ad ottenere il permesso per le difficoltà prospettate dal Sottosegretario alle Belle Arti, in merito alla definitiva apposizione della lapide, tanto che una squadra di Fascisti provenienti da Ancona e Mosciano Sant’Angelo nella notte del 28 agosto 1922, abbatté la lapide della Lega Proletaria a colpi di rivoltella. Il monumento, già pronto da tempo, fu inaugurato dai fascisti giuliesi nella prima decade di ottobre. mentre si celebrava l’istituzione del gagliardetto del Fascio femminile. Alla cerimonia che si svolse nel clima violento che precedette la “marcia su Roma”, parteciparono l’on. Giacomo Acerbo, avv. Livio De Luca, l’on. Camerini e il giovane on. Giuseppe Bottai (futuro Ministro delle Corporazioni e voce critica del Regime), con applauditi discorsi. La consuetudine di rendere omaggio ai caduti assunse, negli anni del ventennio fascista, una valenza quasi sacrale, più per le gerarchie di partito che per quelle militari, forse proprio perché parte della generazione che aveva scelto il fascismo, si sentiva figlia ed erede del conflitto 1915-18.

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